Comune di Paisco Loveno
Il Comune
Via Nazionale, 21
25050 – Paisco Loveno
Tel. 0364/636010
Fax 0364/636500
info@comune.paisco-loveno.bs.it
Informazioni Generali
Abitanti: 201
Altitudine: 853 s.l.d.m.
Festa Patronale: Festa di S. Paterio patrono di Paisco Loveno, 21 febbraio
Manifestazioni e Ricorrenze
- Festa di S. Antonio Patrono di Loveno e Grumello: 13 giugno – la festa viene celebrata nel mese di agosto.
- Festa del Gruppo Alpini – mese di agosto
Per la collocazione geografica e le difficoltà a percorrerla la valle di Paisco Loveno ha mantenuto un certo isolamento dalla Valle Camonica. Non ci sono segni di insediamenti abitativi prima del Mille, ma la ricchezza di ferro fa pensare alla presenza di carbonai e minatori anche precedentemente a tale data. La vicina Val di Scalve, in cui fin da epoca preistorica c’era una forte attività di lavorazione dei metalli, fa pensare ad insediamenti forse stagionali di lavoratori legati alla estrazione della primitiva metallurgia. Di Paisco e Loveno si sa veramente poco e solo nel Catastico del Lezze del 1610, si trovano cenni alla terra di Paisco “posta tra boschi, molto selvatica, con poco terreno arativo et la maggior ricchezza consiste in alcune vene di ferro ….”. L’ isolamento dei due borghi non ha evitato che la grande peste del 1630, portata in Val Camonica dalle truppe dei Lanzichenecchi, falcidiasse la già scarsa popolazione di Paisco e Loveno. I due paesi prima del XVI secolo e durante il primo periodo della dominazione Veneta, formavano un’unica entità comunale ed erano amministrati congiuntamente; dal ’600 al ’900 furono divisi; nel 1928 furono di nuovo uniti in un unico comune.
A nord-ovest di Cedegolo, in località Forno d’Allione, ha inizio la valletta di Paisco Loveno che porta attraverso il passo del Vivione alla bergamasca Val di Scalve. Il “paese dei lupi” è raccolto intorno agli abitati di Ardinghelli, Case di Bornia, Case del Longo, Grumello, Loveno e Paisco, sorti nel Medioevo per dare alloggio ai lavoratori delle miniere di ferro dell’alta Val Paisco. Da Loveno si gode una straordinaria vista sull’antistante gruppo dell’ Adamello e d’estate gli abitati sono animati da turisti e villeggianti. Sulla destra idrografica della valle si trovano, da tempo immemorabile, alcune miniere per l’estrazione della barrite, un minerale di ferro; un esempio è dato dalla cava esistente, e ancora attiva, posta in prossimità di Malga Garzeto e del passo omonimo. Dall’abitato si possono effettuare escursioni interessanti e alla portata di tutti coloro che abbiano un minimo di allenamento e dispongano di un equipaggiamento da media montagna. Dall’abitato di Loveno, al segnavia n. 160, si sale nella valle di Largone; oltre il monte dei Matti (2322 m) si prosegue a sinistra per raggiungere il monte Torsoleto, mentre verso destra con segnavia n. 134 , passando sotto il Palone di Torsolazzo, ci si porta al passo di Cadino. Poco prima di giungere al passo del Vivione, la statale compie un ampio tornante: sulla destra si snoda una strada in terra battuta, chiusa al traffico, che porta nella valle del Sellero, il cui omonimo corso d’acqua forma una cascata fra le più belle in Lombardia. Seguendo il segnavia n. 129, superata la cascata ed entrati in un’ampia valle glaciale, si incontra la traccia n. 161 provenienta da Loveno; questa prosegue verso il passo del Sellerino (2412 m) sovrastato dal monte Venerocolo (2590 m); il sentiero n. 129 continua nella valle, raggiunge le malghe di Sellerino e Sellero, cui fanno contorno il monte Venerocolo, il monte Colombaro (2687 m) e il monte Largone (2449 m); quindi sale fino al passo del Sellero, fra il monte omonimo e il monte Culvegla.
Da Vedere:
Parrocchiale di Paisco: dedicata a san Paterio vescovo e sarebbe stata fondata dai benedettini nel 900 e questa data pone questo tempio tra i più antiche dell’alta Valle Camonica. Vari rifacimenti hanno snaturato la natura del primo edificio, infatti la costruzione attuale è in classico stile barocco. Il bel portale è in pietra locale e risale al 1700. La volta è affrescata ma l’autore è ignoto. E’ attribuita invece a Sante Cattaneo di Salò la pala dell’altare maggiore che rappresenta San Paterio ordinato vescovo. Tra altri dipinti presenti nella chiesa, interessanti sono l’ex voto dopo la peste del 1630 e le statue ottocentesche. Degno di menzione particolare il coro in noce e l’organo del 1700.
Parrocchiale di Loveno-Grumello: dedicata a Sant’Antonio da Padova e divenne parrocchia autonoma solo nel 1639. La prima costruzione risale al 1300, poi una vasta ristrutturazione con ampliamento fu eseguita nel 1700. Altri lavori, sempre di ampliamento furono messi in cantiere nel secolo scorso e portati a termine in questo secolo. Contiene affreschi del 1711 di Alberto Uberti e dipinti del loverese Volpi e del bresciano Emilio Pasini.
Miniere di Gaviera: a quota 1910 m s.l.m. si sviluppa il sito minerario di “Gaviera”; in quest’area sono stati individuati numerosi resti di alzati in pietra a secco ed individuate tracce di estrazione di minerale, accessi e cunicoli sotterranei che risultano ostruiti da detriti o da smottamenti di versante. In particolare si notano in superficie grandi accumuli di roccia portata all’esterno da parte di scavo. Non sappiamo ancora con ragionevole certezza quanto l’uomo abbia cominciato a scavare ferro in questo sito e molto più in generale lungo la Valle dell’Allione. Dato quindi che lo sfruttamento minerario attraversa varie epoche, le miniere più antiche non sono più accessibili; molto più evidenti invece sono i resti del più recente impianto che si articola tramite una struttura destinata al ricovero dei minatori un complesso di fornaci, un settore di scavo, i resti di un forno fusorio, un sistema di invio del minerale verso il fondo valle tramite teleferica. Delle miniere di Gaviera si hanno notizie di estrazione di minerale di ferro sin dal 1400; si sa con certezza che alla fine del 1800 l’industriale Giovanni Andrea Gregorini riunisce tutte le miniere, prima suddivise in tanti proprietari, e i forni fusori che anticamente appartenevano alle “Vicinie” cioè alla comunità, in un’unica ditta la “Franchi Gregorini”.
Giardino Botanico Alpino Vivione: ospita nei suoi 900 mq. circa 250 specie caratteristiche delle Orobie orientali, suddivise in 15 settori corrispondenti ad altrettanti habitat, che partono dai fiori del fondovalle fino ad arrivare alla flora dei ghiaioni e delle vallette nivali. Percorrendo i sentieri del Giardino è possibile incontrare culture autoctone, tra le quali spicca la coltivazione del Fagiolo di Paisco, piante igrofile, specie del sottobosco, delle zone umide e dei pascoli. Di particolare importanza è la torbiera d’alta quota, accuratamente ricostruita dopo lo studio delle torbiere del passo del Vivione, da cui è tratto il nome del Giardino.
Mappa del Comune: