Chiesa e convento dell’Annunciata di Piancogno
Il convento dell’Annunciata di Piacogno si trova dislocato a circa 750 m.s.l.m., sulla costa del versante occidentale della Valcamonica, in una posizione privilegiata che gli consente una vista panoramica sull’intero territorio circostante fino al lago d’Iseo.
La sua fondazione risale al XV secolo ed è legata alla figura del beato Amadeo Menez da Silva (1420-1482): questo religioso, rampollo di nobili famiglie ispano-portoghesi, viaggiò inizialmente con spirito missionario nella Granada spagnola (allora mussulmana) per poi unirsi ai francescani giungendo in Italia nel 1453; osteggiato ad Assisi per il suo forte ascetismo, si trasferì al nord dove entrò nelle grazie dei Visconti di Milano. Durante la sua vita fondò numerosi conventi dove i monaci seguivano la sua particolare visione del francescanesimo: l’amadeitismo. Queste congregazioni rimasero in vita fino al 1517, quando papa Leone X ne decise la soppressione e l’unione ai Minori Osservanti.
La storia del convento camuno inizia con una bolla papale emessa da Paolo II 24 agosto 1465 che diede l’autorizzazione a fra’ Pietro Orlandi di Borno e fra’ Giovanni Bernardi di poter costituire un romitorio nei pressi di una vetusta chiesetta dedicata ai Santi Cosma e Damiano (citata anche come San Gosmo). Fu lo stesso fra’ Pietro che, incontrando a Milano Amadeo, lo convinse a venire in Val Camonica e partecipare alla fondazione del convento. Secondo la leggenda egli vi giunse a piedi nudi e in pieno inverno nel 1469 e si mise ad erigere una chiesa dedicata a Santa Maria dell’Annunciazione.
Padre Gregorio, nel 1698, ricorda che dopo la fondazione del convento alcuni invidiosi e malcontenti sobillarono contro Amadeo presso la Repubblica Veneta, sostenendo che fosse una spia del duca di Milano (le guerre tra il capoluogo lombardo e quello veneto per la conquista della Valle Camonica si erano sopite solo da pochi anni). Minacciato sia di espulsione dalla Terraferma veneziana che della distruzione dei suoi conventi, il religioso si recò a Venezia dove riuscì a convincere il Serenissimo Dominio della propria innocenza, così da venire scagionato dalle accuse e poter ritornare ai suoi impegni spirituali.
Il convento giunse a completamento verso la fine del XV secolo, anche se monti dei vari fabbricati che oggi lo compongono non vennero costruiti in quel periodo, ma successivamente, senza un preciso piano organico. Esso rimase in mano agli Osservanti Amadeisti fino al 1508, per poi essere retto dai Minori Osservanti; nel 1601 fu il turno dei Minori Riformati, che lo tennero fino al 1808, quando venne soppresso e incamerato dal demanio a seguito delle conquiste napoleoniche. Riscattato dalla comunità di Borno nel 1842 fu infine affidato ai Cappuccini, che lo occupano ancora oggi.
In questo convento abitò e morì nel 1890 il beato padre Innocenzo da Berzo (al tempo Giovanni Scalvinoni da Niardo), conosciuto in Val Camonica col nome di “fratasì de Bèrs”.
Il convento dell’Annunciata giace in territorio di Piancogno, comune di recente formazione istituito nel 1962; precedentemente esso faceva parte del comune di Borno. La via più comoda per accedervi è dal paese di Ossimo inferiore, attraverso una strada costruita nel 1964; la realizzazione di questa via portò sfortunatamente alla distruzione di una roccia che possedeva delle incisioni rupestri a forma di zoccolo di cavallo, le quali, secondo la tradizione popolare, erano le impronte lasciate dal destriero di San Martino. Al termine del percorso si trova una piazzetta che introduce al sagrato della chiesa e all’ambiente riservato alla comunità religiosa.
La chiesa di Santa Maria Annunciata si presenta disposta in direzione est-ovest con l’ingresso non sulla facciata, ma sul versante meridionale, a causa di un ripido pendio che occupa il lato occidentale. Il portale d’accesso è datato al XV secolo e decorato sulla sommità da una lunetta affrescata nel 1962 che rappresenta l’Annunciazione. L’architrave della porta è abbellita al centro da un quadrato contenente un cerchio che a sua volta racchiude una croce greca, circondato ai lati da motivi floreali, raggiati, circolari ed una figura a mezzo busto con le braccia incrociate.
L’interno della chiesa è diviso in tre campate e misura complessivamente 22 metri di lunghezza per 8 di larghezza; è illuminata da tre oculi presenti nella parete meridionale più uno posizionato come rosone nella facciata. Le campate culminano in volte a crociera e quella più occidentale si presenta di maggiori dimensioni rispetto alle altre due, facendo supporre che sia stata aggiunta in un ampliamento successivo.
La parete nord contiene tre cappelle laterali, una per ogni navata, chiuse da cancelli in ferro. La campata orientale termina con una parete sostenuta da tre archi a tutto sesto poggianti su due colonne in pietra Simona; attraverso questa apertura si accede al presbiterio e al coro (delle dimensioni di 11 metri di lunghezza e 5 di larghezza) che un tempo erano separati dal resto della chiesa da una cancellata, oggi rimossa.
Sul lato meridionale della seconda campata si apre nel pavimento una scalinata che porta alle cripte sottostanti la chiesa, dalle quali si può recare al chiostro esterno o visitare le stanze del beato Innocenzo Scalvinoni e la sala-museo del convento.
Uno degli aspetti sicuramente più notevole della chiesa è la presenza, tra la navata ed il coro, di una parete divisoria interamente affrescata da una trentina di pannelli quadrangolari disposti in cinque ordini, al centro dei quali si trova una Crocifissione. Al vertice è dipinta una Annunciazione, rovinata dall’apertura nel XIX secolo di una finestra, oggi nuovamente richiusa. Negli ordini rimanenti sono rappresentati:
- 2°: la visitazione ad Elisabetta, la natività, la circoncisione, l’adorazione dei magi, la presentazione al tempio, la fuga in Egitto;
- 3°: la strage degli innocenti, Gesù tra i dottori, le nozze di Cana, l’entrata in Gerusalemme, la cacciata dal Tempio, le tentazioni di Gesù;
- 4°: la trasfigurazione, la resurrezione di Lazzaro, l’ultima cena, la lavanda dei piedi, Gesù nell’Orto degli Ulivi, il bacio di Giuda;
- 5°: Gesù davanti a Caifa, la flagellazione, Gesù davanti ad Erode, Gesù davanti a Ponzio Pilato, la condanna a morte.
Restaurati nel 1960, secondo la critica più recente sono da attribuire alla mano di Giovanni Pietro da Cemmo che dovrebbe averli realizzati tra il 1475 ed il 1486, anno in cui operò invece a Bagolino.
Attraversando il portico sostenuto dalle colonne in pietra Simona si accede quindi al presbiterio ed al coro, anch’essi riccamente decorati e affrescati; le pitture sono sicuramente opera di Giovanni Pietro da Cemmo, e sono di fondamentale importanza in quanto rappresentano l’unica opera da lui firmata e allo stesso tempo la più giovanile.
Nell’apice della volta è dipinto il Padre Eterno a mezzo busto attorniato da schiere concentriche di angeli, i quali sono raffigurati con un cromatismo alternato di rossi e verdi. Nello specchio centrale della volta è affrescata una Madonna dell’Umiltà, che protegge col suo manto i frati in preghiera. Sul lato di fondo, in due distinte lunette, si trovano l’arcangelo Gabriele e Maria nell’atto dell’Annunciazione. La parete nord contiene lo Sposalizio della Vergine, notevole per il fatto che sull’architrave dipinta nello sfondo è riportata la scritta “HOC PETRVS PINXIT OPVS DE CEMO JOHANES 1475” ovvero “Questa opera dipinse Giovanni Pietro da Cemmo nel 1475”. Tutto attorno altre pitture di santi, mentre sul lato opposto vi è una notevole rappresentazione dell’Assunzione di Maria su un trono ligneo, che lascia intravedere alle sue spalle paesaggi e scene di vita quotidiana.
Indirizzo: Piancogno, Annunciata.
Apertura: Tutti i giorni dalle 7.00-11.30 e 14.30-18.30.
Ricorrenza festiva: 25 marzo.
Contatti: Padre superiore dei Cappuccini: 0364.45005.
Visite guidate: LOntànoVerde.