Provaglio d’Iseo

Antiche, turrite ville nobiliari
Il territorio di Provaglio e delle sue frazioni è disseminato da antiche ville nobiliari, Fra le più significative segnaliamo a Provaglio palazzo Federici (ex Tosoni, ora Bianchi), con il pregevole giardino e lo scalone esterno di grande effetto ripristinato su modello di scuola vantiniana. La posizione dominante il paese consente un’ampia veduta panoramica dalla Franciacorta al lago d’Iseo. L’interno presenta affreschi del XV secolo. La recente ristrutturazione del palazzo si deve alla famiglia Bianchi Umberto. A Provezze ricordiamo villa Gussalli Beretta, caratterizzata da due insolite torrette laterali e da uno splendido giardino e villa Soncini, ex Fenaroli, fatta costruire nel tardo ’500, di aspetto sobrio e con ampio cortile interno. In località Sergnana si trova inoltre villa Parzani Scovolo, casa colonica costruita pure nel ’500 e caratterizzata da un’elevata torre che un tempo doveva essere funzionale alla difesa dei padroni. A Fantecolo, infine, si notino le due scenografiche ville Fenaroli.

Arte e natura fra le colline e il lago
Ultimo paese della Franciacorta prima del lago d’Iseo, Provaglio una piccola località tutta da scoprire. Cerniera fra lago e colline, racchiude infatti alcuni tesori d’arte e natura, quali le Torbiere del Sebino e il monastero cluniacense di San Pietro in Lamosa, che ne fanno un luogo veramente unico. La sua storia è strettamente collegata alla presenza nel suo territorio del monastero cluniacense di San Pietro in Lamosa, fondato nel XI secolo e tuttora uno dei più interessanti complessi romanici della provincia di Brescia, dal cui sagrato si gode un eccezionale colpo d’occhio sulle Torbiere sottostanti. Le origini del paese sono antichissime: il suo territorio era infatti abitato fin dalla preistoria, come testimoniano i resti di un villaggio palafitticolo ritrovati nelle Torbiere e reperti archeologici d’epoca romana. Data la sua posizione, Provaglio fu per secoli un luogo di controllo della via che collegava Brescia con il lago d’Iseo e di transito per le merci. Tra l’altro il paese fu coinvolto nelle lotte fra Guelfi e Ghibellini e nel ’400 Pandolfo Mala testa ne distrusse il Castello. Passato successivamente sotto il dominio della Serenissima, di Napoleone e dell’Austria, Provaglio conserva ancor oggi tracce di questo suo passato.

 

Il palazzo ritrovato
Cuore del paese è l’imponente palazzo Francesconi, un tempo dimora nobiliare e oggi prestigiosa sede del Municipio. Si tratta di un complesso edilizio dall’antica storia, pluri stratificato, sorto alla fine del ’400, là dove già esistevano degli edifici medievali. II palazzo rinascimentale era formato da due corpi di fabbrica di diverse altezze, con un grande porticato sovrastato da logge, che si apriva verso sud. I resti degli affreschi e delle finiture architettoniche di cui si è trovata traccia, fanno presupporre che si trattasse di ‘ una residenza di prestigio, probabilmente utilizzata come casa di campagna. Nei secoli successivi il complesso fu parzialmente trasformato con l’aggiunta di una nuova ala utilizzata come cantina e di altri locali rustici: questi interventi furono probabilmente fatti per adattarlo alle nuove esigenze legate al progredire dell’agricoltura. La dimora però vedeva progressivamente compromessa la sua immagine originaria di antica residenza signorile, tanto che nel ’700 si senti la necessità di ristrutturarla radicalmente, dandole l’aspetto neoclassico che tutt’oggi la caratterizza. Nella parte centrale, destinata ad abitazione signorile, si aprì un nuovo porticato con colonne in pietra di Sarnico, e la facciata fu sormontata da una torretta, mentre gli interni furono decorati con affreschi a motivi geometrici. Lateralmente furono costruite due nuove barchesse destinate a deposito di prodotti e macchinari agricoli. Il complesso, simile per concezione ad altre ville padronali costruite in quel periodo in Franciacorta, rispondeva a una duplice esigenza: essere una prestigiosa dimora di campagna e nello stesso tempo il centro di una redditizia attività rurale e agricola. L’edificio subì ulteriori adattamenti nel’800 e ’900, fino a quando fu acquistato nel 1951 dal Comune di Pro vaglio, di cui divenne sede.

Un vivo centro culturale
Ora, dopo i restauri effettuati agli inizi degli anni ’90, il palazzo è stato riportato al suo antico splendore che ha messo in evidenza la complessità della sua storia secolare. Nelle sue sale si possono ammirare antichi affreschi e una serie di opere d’arte e arredi provenienti dalle due chiese di San Bernardo e della Madonna del Corno, oltre che sculture di artisti contemporanei. II Municipio è anche un vivo centro culturale, dato che ospita la Biblioteca civica specializzata nel settore dell’infanzia. Nella galleria situata al primo piano vengono invece allestite mostre periodiche. Inoltre, la sala consiliare ricavata in un ambiente di grande suggestione, con antiche volte e pietre a vista è utilizzata anche per convegni e conferenze.

Le chiese da vedere
A Provaglio, chi ama l’arte e l’architettura può inoltre visitare alcune interessanti chiese, fra cui la parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo, terminata nel 1817 e decorata con gli affreschi di Giuseppe Teosa e la chiesetta di San Bernardo, risalente alla seconda metà del ’400 e successivamente rimaneggiata. Il luogo dove ora sorge la chiesa doveva essere probabilmente edificato fino dal basso medioevo, per controllare con il castello che si trovava sulle pendici del monte di fronte la strada che collegava Brescia a Iseo. L’edificio attuale fu costruito appunto nella seconda metà del XV secolo e dedicato a San Bernardo, che divenne copatrono del paese a fianco dei Ss. Pietroe Paolo. Nel ’600 il complesso fu restaurato e in particolare si rifecero la facciata e l’abside e fu eretto un piccolo campanile.

Una cisterna taumaturgica
Poco distante dalla chiesa di San Rocco, in una zona un po’ più elevata, si trova una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana. Si tratta di un antico manufatto, la cui storia si è intrecciata con quella del paese: secondo la tradizione infatti, l’acqua in essa contenuta aveva proprietà taumaturgiche. Una credenza popolare che è rimasta viva fino alla metà del ’900, quando ancora la gente del posto si recava in novena all’antica cisterna per bagnare le parti del corpo ammalate. fiduciosa di guarire.

Scavi archeologici al Castello
Oltre al monastero di San Pietro in Lamosa, a Provaglio di grande interesse è un altro antico complesso edilizio, che testimonia l’importanza che questi luoghi ebbero fin dal medioevo: si tratta dell’antica rocca medievale, che scavi archeologici e lavori di ripristino stanno riportando alla luce e valorizzando. La rocca si trova nella località chiamata da tempo immemorabile Pian delle Viti, poco lontano dal santuario della Madonna del Corno. Pochissime le notizie giunte fino a noi sul Castello: probabilmente fu eretto tra il XIII e XIV secolo dagli Ysei, divenuti poi Oldofredi, una delle dinastie più potenti della zona, a lungo signori d’Iseo e del basso lago.

La rocca doveva far parte del sistema di fortificazioni che essi avevano costruito in posizione panoramica nel basso Sebino e nella Franciacorta settentrionale, per controllare sia la navigazione sul lago che le vie di comunicazione terrestri. Distrutto probabilmente all’inizio del ’400 durante la lotta fra Pandolfo Malatesta, signore di Brescia, i Visconti e i loro alleati Oldofredi, il Castello non venne più ricostruito, sia per la decadenza dei signori d’Iseo che per l’avvento della Repubblica Veneta, che portò la pacificazione. Oggi rimane ben visibile il perimetro della rocca, che occupa la cima di un’altura e si estende per 110mdi lunghezza e30mdilarghezza. All’interno della cinta muraria del Castello si sta riportando alla luce l’antico mastío con un’alta torre ed è già stata restaurata la chiesa di San Rocco, sorta lì dove un tempo esisteva già una chiesa dedicata a Sant’Ambrogio. Questa chiesa fu progressivamente abbandonata e nella seconda metà del ’500 fu ridotta a santella. Nel 1792, quando fu edificata la nuova parrocchiale del paese sul luogo di una chiesa più antica dedicata a San Rocco, i provagliesi per non dimenticare il culto del santo protettore contro le epidemie decisero di dedicargli una nuova chiesa, riutilizzando la santella che emergeva dalla rovine del castello. La chiesa di San Rocco fu inaugurata il 16 agosto 1868. • Le antiche santelle A Provaglio ci sono ancora alcuni piccoli edifici religiosi, testimonianza di sentita fede popolare: sono le cosiddette santelle. Si possono ad esempio vedere la santella Inguine e la santella di Santa Maria. La santella Inguine è fra le più antiche della zona: nominata per la prima volta nel 1693, è probabilmente di origini più arcaiche. Ampliata alla metà dei ’700, quando acquistò la forma attuale, la chiesa racchiude oggi al suo interno un’immagine della Madonna con Bambino, incorniciata da una ricca decorazione in stucco. Seicentesca è anche la santella di Santa Maria che si trova al punto di convergenza delle strade verso Provaglio e Timoiine. Tipica è la sua struttura: una cappella con dipinta l’immagine della Vergine che allatta il Bambino e davanti un doppio porticato. • Una chiesa sul monte Sopra Provaglio, vale la pena di fare una passeggiata fino alla chiesa della Madonna del Corno, che si trova a 427 m di altitudine, sulle pendici del monte Cognolo: dall’alto si gode una bellissima vista che spazia dalle torbiere alla Franciacorta, dal lago d’Iseo al monte Guglielmo e all’inizio della Valcamonica. Vi si sale con una strada prima asfaltata e poi selciata: la passeggiata, a piedi, è di circa mezz’ora ma si può salire anche in macchina fino al Pian delle Viti. Decorata esternamente con affreschi di cui rimangono ancor oggi alcune parti, la chiesa fu costruita attorno all’inizio del ’500 e dedicata all’annunciazione della Madonna. Meta molto frequentata dalla devozione popolare, nel 1598 venne denominata “Madonna della Ceriola” un nome che però scomparve progressivamente per diventare “Madonna del Corno” allusivo della sua posizione, in montagna. Nel 1992 il Comune di Provaglio ha iniziato un’opera di restauro del santuario, nella cui parte posteriore è stato ricavato il rifugio Madonna del Corno, concesso in comodato al gruppo C.A.I. di Provaglio, che con opera di volontariato lo tiene aperto nella bella stagione (solitamente da marzo a settembre) la domenica e nei giorni festivi. 16 posti letto, un’area picnic, il rifugio si trova in una posizione invidiabile, al culmine della parete rocciosa del monte Cognolo.

Passeggiate panoramiche
Dal rifugio Madonna del Corno si possono fare alcune belle passeggiate. La prima di tipo escursionistico, non necessita di allenamenti particolari e va dal santuario al monte Cognolo e ritorna al santuario, passando dalla chiesa di San Rocco, da cui parte il sentiero che in circa 20 minuti porta alla balota. Circa 300 m dopo va imboccato il sentiero di sinistra, in salita non segnalato ma ben visibile che porta fino alla sommità del monte ognolo. Da qui seguendo sempre il medesimo sentiero, che ora è segnato in bianco e rosso, si ritorna al rifugio. Circa a metà della discesa vale la pena di fermarsi al Corno del Creill, una roccia a strapiombo sopra Iseo, da cui si gode una splendida vista sul lago e sulle montagne bergamasche che si trovano dirimpetto. L’escursione dura circa tre ore. Per i più allenati una bellissima escursione è quella che porta a Santa Maria del Giogo: per compierla bisogna avere a disposizione tutta la giornata, perchè senza le soste il tempo di percorrenza è di circa 7 ore. Punto di partenza è sempre ilsantuario. Giunti sulla sommità del monte Cognolo si scende sulla sinistra, fino a una strada sterrata che attraversa le località Mafa e Marus e arriva sulla provinciale per Polaveno, in località Santa Teresa. Da qui bisogna imboccare il seritiero che porta in località Parlo e Nistisino dove, dopo aver seguito per circa 1 km la strada asfaltata, si imbocca una ripida salita acciottolata, che porta fino al rifugio di Santa Maria del Giogo, che prende il nome dalla vicina chiesetta quattrocentesca. Da qui si gode un panorama impareggiabile sul lago di Iseo e su Monte Isola, da una parte, e sulla Valtrompia, dall’altra. Il ritorno si fa per la stessa via. nfine una passeggiata riservata veramente a chi è molto ben allenato: il percorso che va dalla Madonna del Corno al monte Guglielmo, che si snoda per oltre 30 km, superando 1700 m di dislivello. Il percorso passa sopra i paesi del lago (Iseo, Pilzone, Sulzano, Sale Marasino, Marone), sopra Zone e arriva fino sulla cima del Guglielmo a 1948 m di altitudine. Si tratta di un dassico dell’escursionismo bresciano, un itinerario lungo cui si svolge da parecchi anni la gara in montagna “ProaiGolem”.

Tavola con vista sulle Torbiere
Per chi vuole godersi anche a tavola l’atmosfera particolarissima delle Torbiere, ecco un simpatico indirizzo: è la Trattoria Fontani, dove a farla da padrone in tavola è il pesce di lago. Tinche, pesci persico, salmerini cucinati alla brace o al forno sono il piatto forte della trattoria, dove si propongono, però, anche carni e gustosi primi piatti. Con la bella stagione vai la pena mangiare all’ombra della veranda che s’affaccia sui canneti, proprio nei cuore delle Torbiere. Un’altra tipica trattoria della zona è quella di Pian delle Viti, dove vengono proposti i tipici piatti, rustici e saporiti, della cucina bresciana. In paese, infine, pizze e buona cucina anche al ristorante La capócia.

La storia del Monastero
Nel 1083 due fratelli, i longobardi Ambrogio e Oprando, donarono al monastero benedettino di Cluny una chiesetta, con beni e terreni; dodici anni dopo era già sorto il vicino monastero, che nel 1147 divenne priorato cluniacense. La chiesa primitiva fu pila volte rimaneggiata; vi fu dapprima aggiunta una navatella laterale, poi fu ampliata nel XIII e nel XVI secolo quando si rialzò l’abside e si costavi un’ultima cappella. Dal 1083 al 1535 il monastero rimase in possesso dei monaci cluniacensi. Dal 1535 al 1783 il monastero passò ai Canonici Regolari di San Salvatore di Brescia e la chiesa di San Pietro divenne la parrocchia di Provagli. Dal 1783 a oggi il monastero è stato quasi sempre di proprietà della famiglia Bergomi (poi divenuta BoniniBergomi). La sua chiesa è stata donata alla parrocchia di Provagli°. Ora a occuparsi della valorizzazione del complesso monastico, che ospita fra l’altro mostre, concerti e iniziative culturali, è assieme al Comune di Provagli° l’Associazione Amici del Monastero, a cuici si può rivolgereanche per visite guidate alle Torbiere. (Sig, Battista Simonini, tel. 030983477).

Panini e mercatini
Per una sosta, bar e negozi si trovano in piazza Portici. In centro si può mangiare uno snack veloce al bar Fuori dal Comune (via Europa 20, tel. 0309883279) o al Philabar (piazza Portici 1, tel. 030 9882023). Chi ama l’antiquariato trova mobili e oggetti antichi dal restauratore Ciro Rinaldi (via Sebina 105, tel. 0309882053). Un mercatino dell’antiquariato si tiene periodicamente nella zona di P.zza Portici.

Tra la natura nasce la “Nuvola”
A Provaglio arrivano gli ultimi vigneti della Franciacorta verso il lago. Qui si possono acquistare ottimi vini nella cantina della Bersi Serlini, un’azienda a conduzione familiare, che ha sede dal 1970, anno della sua fondazione, all’interno di una grande cascina del ’400, appartenuta un tempo ai monaci del vicino monastero di San Pietro in Lamosa. Un edificio austero e suggestivo, con stanze dal soffitto a volta, un rustico porticato dove spicca un grande affresco gotico raffigurante la Madonna con Bambino e San Pietro Abate, protettore dei contadini. I suoi vigneti sorgono in una zona meravigliosa dal punto di vista paesaggistico, affacciata sulle Torbiere, dove è possibile, con un po’ di fortuna, vedere i cigni spiccare il volo e, nelle stagioni della migrazione, rare specie di uccelli. L’azienda, sin dai primi anni della sua attività, si è dedicata alla produzione del Franciacorta Brute ha lanciato con successo lo spumante Demi Sec Nuvola, da abbinare ai dessert. L’azienda e le cantine sono aperte al pubblico. Meglio prenotare la visita telefonando.

II monastero di San Pietro in Lamosa, gioiello del romanico
Al monastero cluniacense di San Pietro in Lamosa (che si trova appena fuori da Provaglio, verso Iseo) è legata non solo la storia di Provaglio, ma di tutta la Franciacorta. Fondato nel 1083 dai monaci francesi dell’abbazia di Cluny, divenne il principale centro della rinascita sociale, economica e agricola della zona, dopo i secoli bui seguiti al disfacimento dell’Impero romano e di quello carolingio. Svolse un ruolo decisivo nella riorganizzazione del territorio, nella nascita di nuovi insediamenti, neHa bonifica del territorio, nella diffusione della cultura. Lo stesso nome Franciacorta rimanda al monastero. Qualsiasi sia infatti l’interpretazione che si vuole dare all’origine del toponimo, essa porta in sè un innegabile riferimento a questi monaci indipendenti dai poteri locali e legati solamente alla casamadre francese e al loro rapporto con íl territorio circostante, dove su loro impulso si vennero a creare delle curtes (tenute) francae, ovvero esentate dal pagamento dei tributi, oppure secondo un’altra ipotesi francesi. Una terza ipotesi parla di una sorta di “Francia in miniatura” e in questo caso Franciacorta starebbe per “piccola Francia”.

Una terrazza sulla Franciacorta
Il monastero è articolato in una serie di edifici, che fanno da contorno al sagrato erboso, da cui si gode un eccezionale panorama sulle Torbiere sottostanti e sulle colline moreniche della Franciacorta che incorniciano il basso Sebino. Le parti più antiche sono la chiesa di San Pietro del XIXII secolo, e il campanile eretto ai primi del XII secolo (che nel loro complesso costituiscono uno dei più interessanti esempi di architettura romanica della provincia di Brescia); più recente è la cappella costruita in periodo barocco sul limite del sagrato, verso le Torbiere. A fianco della chiesa si apre un armonioso chiostro con arcate e pozzo centrale e, addossato alla sua facciata, la Disciplina, un locale affrescato così chiamato perchè fra il XVI e il XVIII fu la sede dei Disciplini di Santa Maria Maggiore, confraternita laica composta dai benestanti della parrocchia. Atipica è la pianta della chiesa di San Pietro, che rispecchia i vari ampliamenti che l’edificio subì nel corso dei secoli: la navata centrale termina con un’abside sopraelevata, fiancheggiata da due altari barocchi inseriti in due absidiole laterali. Sul lato nord si trova una seconda navata, con quattro cappelle decorate con affreschi eseguiti fra il XIV e il XVI secolo. I più antichi risalgono al ’300 e si trovano nella prima cappella: raffigurano due monaci e tralci rossi. I più recenti, cinquecenteschi, sono quelli della volta della quarta cappella: rappresentano Profeti, Sibille, Padri della chiesa, realizzati con uno stile che richiama il Romanino, grande maestro della pittura bresciana del ’500. Dello stesso periodo sono anche i dodici Apostoli che decorano l’altare maggio‑ re. Tutti gli altri affreschi (per la maggior parte pannelli votivi, dove si ravvisa una forte influenza francescana) sono della seconda metà del ’400.

Conosciamole meglio
Anche se a prima vista,le Torbiere paiono una distesa omogenea di specchi d’acqua e vegetazione, osservandole meglio si possono distinguere ai loro interno alcune zone ben definite: le lame, la grande distesa di specchi d’acqua profilati da argini creatasi dallo scavo della torba; le lamette, la zona settentrionale, a ridosso del lago, che ha l’aspetto di una sorta dì laguna torbosa; alcune vasche, a sud e ovest, risultate dagli scavi di argilla, effettuati nella seconda metà del ’900; alcuni pratie piccole aree coltivate, che contornano in parte le Torbiere, arrivando fino all’acqua. La particolare natura delle Torbiere emerge dalla testimonianza del naturalista iseano Cristoforo Pilati che, nel 1774, scrisse che nelle Torbiere cresceva “un’erba miserabili”

Un’oasi di natura fra i canneti
Appena fuori Iseo, prima di arrivare a Provaglio, va fatta assolutamente una tappa alle Torbiere del Sebino, oasi naturalistica unica nel suo genere in Europa, che chiude a sud il lago. Riserva naturale della Regione Lombardia dal 1983, le Torbiere si estendono con i loro specchi d’acqua e la loro vegetazione palustre per circa 360 ettari: il periodo più suggestivo per visitarle è la tarda primavera, quando vi sbocciano migliaia di ninfee. Il luogo migliore per poterle ammirare con un solo colpo d’occhio è il cortile dell’antica abbazia cluniacense di San Pietro in Lamosa, che trovandosi in posizione sopraelevata, proprio sopra di esse permette una veduta d’insieme veramente eccezionale. Si tratta di un ambiente particolarissimo, che si è creato gradualmente dalla fine del ’700 alla metà del ’900, in seguito all’estrazione della torba, usata come combustibile.

La torba, “carbone” italiano
La torba fu, per l’Italia del ’800, dove si andava diffondendo l’industria e stavano nascendo le grandi città, un po’ come il carbone per gli altri paesi in via di industrializzazione. Dato che nel nostro Paese mancavano giacimenti di carbone, si iniziò a sfruttare come fonte di energia la torba.

Giunchi, ninfee e tante specie di uccelli
L’attività di scavo ha dato origine alle numerose vasche ancora oggi visibili, dove hanno trovato il loro habitat naturale centinaia di animali e di piante palustri. E così oggi, le Torbiere sono circondate da fitti canneti con giunchi e tife, punteggiati da radi alberi, mentre gli specchi d’acqua sono ricoperti da ninfee (in piena fioritura da maggio a settembre) e nannufari. Estremamente varia la vegetazione, con fioriture che si alternano, grandi carici (il Carex elata è il tipo di vegetazione più diffuso della Riserva), prati e alte erbe (che costituivano un tempo la caI ratteristica delle lame, e ora si sono molto ridotti), piante rare. Fra i moltissimi uccelli che vivono indisturbati nelle Torbiere, vi nidificano ben 25 specie di palude, come l’airone rosso, il cormorano, il mestolone, il falco di palude e il nibbio bruno. Gli uccelli più caratteristici sono l’airone cinerino e Io svasso maggiore, che si può vedere in ogni stagione dai punti di osservazione lungo il percorso. Numerosissimi gli esemplari di altri uccelli (folaghe, martin pescatori, germani reali, cigni reali, usignoli di fiume…), che raggiungono nelle Torbiere la maggior concentrazione di tutta la provincia di Brescia. Fra l’avifauna migratoria, si possono osservate d’inverno morette, alzavole, codoni, fistioni turchi, che sostano nelle Torbiere durante il loro lungo viaggio verso il Sud. Per questa sua eccezionale ricchezza di uccelli, la Riserva è stata dichiarata “zona di interesse internazionale”. Una storia millenaria Ma facciamo un passo indietro Come si sono formate le Torbiere? La loro storia va fatta risalire a oltre 10.000 anni fa, quando alla fine dell’ultima glaciazione si formò il lago d’Iseo, che allora era più alto di circa 12 m rispetto al livello attuale e comprendeva anche l’attuale area delle Torbiere. In seguito a variazioni climatiche, il livello delle acque si abbassò, facendo affiorare un cordone morenico che separò il resto del lago da questa parte, la meno profonda, dove si erano accumulati strati e strati di materiale, soprattutto vegetale, che col passare dei millenni, fossilizzandosi, formarono la torba. Questi specchi d’acqua si interraro no progressivamente, trasformandosi prima in palude, poi in prati dalle alte e magre erbe, usati per il pascolo. Dalla metà del ’800 si iniziarono a sfruttare i giacimenti di torba: suddiviso il bacino in vasche rettangolari, il materiale veniva scavato in blocchi dalla forma geometrica e messo a seccare sugli stretti argini che separavano una vasca dall’altra. Si scavava fino a 5 m di profondità, quanto consentiva la lunghezza del manico dell’attrezzo tagliente usato per questo scopo, il luccio. Terminati gli scavi, i giacimenti si riempivano d’acqua, creando quella sorta di palude costiera che, ancor oggi, sono le Torbiere. Ad alimentarle sono ora le piogge, numerosi rigagnoli, la sorgente del Fontanino e alcune altre piccole sorgenti. Restano escluse da questa storia alcune vasche che si trovano nell’area meridionale e occidentale della riserva (verso Timoline), scavate recentemente per cavarvi non la torba, bensì l’argilla.

Insediamenti preistorici
Durante gli scavi della torba e dell’argilla sono stati riportati alla luce numerosi reperti archeologici, che testimoniano come questa zona fosse abitata fin dall’epoca preistorica: parecchi dovevano essere, ad esempio, gli insediamenti dell’età del bronzo (18001200 a. C.). Ritrovamenti di tombe romane a Timoline, vicino alle Torbiere, fanno ipotizzare che, anche dopo l’abbandono delle palafitte, si continuò a vivere ai loro margini.

Percorsi attrezzati
Attenzione: non tutta la Riserva è aperta al pubblico. Di libero accesso è l’area esterna, mentre in quella interna non si può andare, se non con autorizzazione. Per visitare le Torbiere, niente di meglio, quindi, che seguire il percorso attrezzato con sentieri, ponticelli, camminamenti e postazioni per il birdwatching, che da Provaglio e da Iseo portano nel cuore di quest’oasi. Lo si può percorrere interamente, oppure in parte. In questo secondo caso, di sicura suggestione è il bel percorso circolare con partenza e ritorno dal monastero di San Pietro in Lamosa, dove si può lasciare anche l’auto.

Anche in bicicletta
Un ottimo e rilassante modo per andare alla scoperta delle Torbiere e della Franciacorta è la bicicletta. Di recente realizzazione è la pista ciclabile che collega Brescia a Paratico e consente un affascinante itinerario anche attorno alle Torbiere. Un centro di educazione ambientale La valorizzazione culturale e didattica delle Torbiere e del territorio circostante è affidata al C.E.D.A. (Centro di educazione e didattica ambientale), espressione dei Comuni di Corte Franca, Iseo e Provaglio d’Iseo, nonché del Consorzio perla gestione della Riserva delle Torbiere Sebine. Fra le sue altre attività, organizza convegni e corsi di aggiornamento e formazione per insegnanti e operatori culturali e turistici, cura la documentazione di attività culturali inerenti il territorio svolte dalle scuole e da altre istituzioni della zona ed effettua consulenza didattica nell’accompagnamento per visite alle Torbiere e al territorio circostante. Il simbolo del C.E.D.A. è l’airone cinerino, la cui presenza è notevolmente aumentata nella Riserva negli ultimi anni, testimoniandone il miglioramento continuo delle condizioni: le sue penne e ie sue uova, particolarmente sensibili alle sostanze inquinanti, ne fanno una sorta di “barometro dei cambiamenti ambientali”. La sede legale è presso il monastero di San Pietro in Lamosa, quella amministrativa presso il Municipio di Provaglio.

Per ulteriori informazioni visita la pagina dedicata al comune di Provaglio d’Iseo