Cultura
Cos’è che c’è, oggi, dentro alla parola cultura?
12/04/2013
21:00

Cos’è che c’è, oggi, dentro alla parola cultura?

Aldo Nove

venerdì 12 aprile 2013

Presso il Teatro Sociale, piazza Zamara, Palazzolo s/O (Brescia) – ore 21.00 – ingresso gratuito

 

Un incontro con lo scrittore Aldo Nove.

“Cos’è che c’è, oggi, dentro alla parola cultura?” Questa forma sgangherata giustifica meglio l’interrogativo. Si può scrivere qualcosa sul mondo liquido e invece dall’altra parte la necessità umana di “trattenere” e “coltivare”…

Nel 1996, Aldo Nove, dopo la laurea in filosofia morale, scrive Woobinda e altre storie senza lieto fine, edito da Castelvecchi e ripubblicato da Einaudi nel 1998 con il titolo Superwoobinda.
Con il racconto Il mondo dell’amore, pubblicato nell’antologia Gioventù cannibale (Einaudi 1996) viene collocato dalla stampa nella famiglia di genere pulp dei cosiddetti “Cannibali”, che annovera, tra gli altri, Niccolò Ammaniti.
Ha pubblicato due raccolte di poesia con lo pseudonimo Antonello Satta Centanin, in cui ha unito i cognomi della madre e del padre [2], e un libro di poesie ispirate a celebri brani rock dal titolo Nelle galassie oggi come oggi. Covers (con Tiziano Scarpa e Raul Montanari).
L’uscita di Amore mio infinito, nel 2000, segna una svolta intimista ed esistenzialista che lo allontana dalla letteratura “cannibale”.
Negli anni successivi Nove si interessa alle questioni sociali legate al precariato e alla flessibilità: nel 2005 oltre a pubblicare un curioso omaggio a Fabrizio De André, Lo scandalo della bellezza (No Reply, 2005), è coautore (con Alessandro Gilioli) del testo teatrale Servizi & Servitori: la vita, al tempo del lavoro a tempo; l’anno seguente pubblica Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese (Einaudi Stile Libero, 2006) con cui vince il Premio “Stephen Dedalus”. Nel 2006 dà vita, con la TEA, alla collana di narrativa Neon, con opere di Giovanna Giolla, Alessandro Scotti e Ciro Ascione. Nel 2010 pubblica “La vita oscena”, testo autobiografico che ripercorre la sua vita dall’infanzia all’età adulta. Nel 2012 pubblica “Giancarlo Bigazzi, il geniaccio della canzone italiana” (Bompiani).
Edoardo Sanguineti lo inserisce, insieme a Tiziano Scarpa e a Giuseppe Caliceti, nel suo Atlante del Novecento Italiano, ponendoli a chiusa del “secolo delle avanguardie” della letteratura italiana.

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