Eventi
Le Belle Bandiere – La pazzia di Isabella
27/04/2013 | ||
20:31 | - | 22:00 |
Le Belle Bandiere – La pazzia di Isabella
SABATO 27 Aprile 27, 20:30 – 22:00
BRENO, TEATRO DELLE ALI
Vita e morte dei Comici Gelosi
testo, interpretazione e regia Elena Bucci e Marco Sgrosso
consulenza alla drammaturgia Gerardo Guccini
in collaborazione con Centro di Promozione Teatrale La Soffitta dell’Università degli Studi di
Bologna
consulenza alla drammaturgia Gerardo Guccini
in collaborazione con Centro di Promozione Teatrale La Soffitta dell’Università degli Studi di
Bologna
“…durò quella famosa e non mai a bastanza lodata compagnia de i Comici Gelosi molti e molti
anni, mostrando ai comici venturi il vero modo di componere e recitar Comedie, Tragicomedie,
Tragedie, Pastorali… Finito che fu quel termine, e venuto meno il vivere d’Isabella mia dilettissima
Consorte… fui da molti amici consigliato a scrivere… per lasciare qualche memoria di me e per
seguitare l’onorato grido della moglie mia…” (Francesco Andreini)
anni, mostrando ai comici venturi il vero modo di componere e recitar Comedie, Tragicomedie,
Tragedie, Pastorali… Finito che fu quel termine, e venuto meno il vivere d’Isabella mia dilettissima
Consorte… fui da molti amici consigliato a scrivere… per lasciare qualche memoria di me e per
seguitare l’onorato grido della moglie mia…” (Francesco Andreini)
Quando Gerardo Guccini ci ha rivolto l’invito a creare questo spettacolo, abbiamo accolto la
proposta con un grande entusiasmo ma anche con una punta di profondo timore.
L’idea di “rievocare” sulle tavole di un palcoscenico due personaggi mitici nella storia del teatro
come Isabella e Francesco Andreini ci è parsa un’occasione importante e addirittura necessaria per
riflettere sulle radici stesse dell’arte dell’attore, sul senso più profondo della nostra professione, sul
fascino e sulla forza misteriosi di un ‘mestiere’ che riesce a tramandarsi nei secoli nonostante il suo
carattere effimero.
Pure, le notizie biografiche su Isabella e Francesco sono poche e scarne, ed è difficile ricostruire
e capire cosa e come recitassero, nonostante l’ampia mole di scritti tramandataci dal meticoloso
lavoro di raccolta di Francesco dopo l’improvvisa e prematura morte della moglie a Lione durante il
viaggio di ritorno da una tournèe in Francia.
La descrizione entusiasticamente ammirata dei testimoni della famosa “Pazzia di Isabella” – assai
più delle Lettere, delle Rime e delle Commedie di cui ella fu autrice – ci consentono uno squarcio
di immaginazione sulla forza scenica quasi ipnotica di questa attrice “cittadina del mondo” che –
antesignana di Eleonora Duse – seppe essere innovativa e rivoluzionaria, pur nel pieno rispetto della
grande tradizione degli Attori dell’Arte del suo tempo.
La raccolta delle oltre cento “Bravure” del Capitano Spavento di Vall’Inferna ci offrono uno
stimolo per immaginare lo stile irresistibile e trascinante di un attore che al ruolo ‘nobile’
dell’Innamorato preferì un personaggio rodomontico ed ingombrante, in fascinoso contrasto con
il toccante ritratto umano che ci restituisce la sua volontà di eternazione della memoria dopo la
scomparsa di Isabella.
Così, accanto alla tanto decantata perizia di attori – in un tempo in cui sottile era il confine tra
artista e ciarlatano e i ‘commedianti’ ancora lottavano per ottenere un pieno riconoscimento
della loro posizione nella società – quello che forse più ci affascina degli Andreini è il senso
profondamente metateatrale del loro operare, la geniale strategia familiare attuata per edificare la
persona dell’attore come qualcosa di diverso dal personaggio, allo scopo di ottenere quella stima e
quel rispetto sociale dovuti ad una categoria di Artisti.
Il vero sforzo di Isabella non è tanto quello di conseguire un trionfo scenico al quale sembra
destinata da un talento naturale, quanto quello di oscurare l’aspetto ‘meretricio’ della professione
di attrice attraverso la costruzione di una immagine pubblica “virtuosa ed onorata” – sposa e madre
proposta con un grande entusiasmo ma anche con una punta di profondo timore.
L’idea di “rievocare” sulle tavole di un palcoscenico due personaggi mitici nella storia del teatro
come Isabella e Francesco Andreini ci è parsa un’occasione importante e addirittura necessaria per
riflettere sulle radici stesse dell’arte dell’attore, sul senso più profondo della nostra professione, sul
fascino e sulla forza misteriosi di un ‘mestiere’ che riesce a tramandarsi nei secoli nonostante il suo
carattere effimero.
Pure, le notizie biografiche su Isabella e Francesco sono poche e scarne, ed è difficile ricostruire
e capire cosa e come recitassero, nonostante l’ampia mole di scritti tramandataci dal meticoloso
lavoro di raccolta di Francesco dopo l’improvvisa e prematura morte della moglie a Lione durante il
viaggio di ritorno da una tournèe in Francia.
La descrizione entusiasticamente ammirata dei testimoni della famosa “Pazzia di Isabella” – assai
più delle Lettere, delle Rime e delle Commedie di cui ella fu autrice – ci consentono uno squarcio
di immaginazione sulla forza scenica quasi ipnotica di questa attrice “cittadina del mondo” che –
antesignana di Eleonora Duse – seppe essere innovativa e rivoluzionaria, pur nel pieno rispetto della
grande tradizione degli Attori dell’Arte del suo tempo.
La raccolta delle oltre cento “Bravure” del Capitano Spavento di Vall’Inferna ci offrono uno
stimolo per immaginare lo stile irresistibile e trascinante di un attore che al ruolo ‘nobile’
dell’Innamorato preferì un personaggio rodomontico ed ingombrante, in fascinoso contrasto con
il toccante ritratto umano che ci restituisce la sua volontà di eternazione della memoria dopo la
scomparsa di Isabella.
Così, accanto alla tanto decantata perizia di attori – in un tempo in cui sottile era il confine tra
artista e ciarlatano e i ‘commedianti’ ancora lottavano per ottenere un pieno riconoscimento
della loro posizione nella società – quello che forse più ci affascina degli Andreini è il senso
profondamente metateatrale del loro operare, la geniale strategia familiare attuata per edificare la
persona dell’attore come qualcosa di diverso dal personaggio, allo scopo di ottenere quella stima e
quel rispetto sociale dovuti ad una categoria di Artisti.
Il vero sforzo di Isabella non è tanto quello di conseguire un trionfo scenico al quale sembra
destinata da un talento naturale, quanto quello di oscurare l’aspetto ‘meretricio’ della professione
di attrice attraverso la costruzione di una immagine pubblica “virtuosa ed onorata” – sposa e madre
esemplare, dotta letterata e celebrata poetessa accademica, donna degna dell’amicizia e della stima
dei nobili e dei potenti – e di superare così il limite dell’effimero teatrale per conquistare gloria e
fama imperiture
dei nobili e dei potenti – e di superare così il limite dell’effimero teatrale per conquistare gloria e
fama imperiture
…di tentar fama io mai non sarò stanca perché il mio nome invido oblìo non copra…
E se da un lato è difficile ricostruire i gesti, ritrovare le parole, rivedere concretamente lo stile
e i modi, dall’altro diventa affascinante immaginare che dai fiumi di inchiostro scritti dagli
Andreini e sugli Andreini, riappaiano le loro ombre, le loro sagome, in maschera o a volto nudo,
per raccontarci ancora la loro storia, la fortunosa vita e le passioni, i viaggi trionfali e faticosi di
un’epoca d’oro del Teatro, e per ricordarci che «i morti son quelli che fan parlare i vivi…»
e i modi, dall’altro diventa affascinante immaginare che dai fiumi di inchiostro scritti dagli
Andreini e sugli Andreini, riappaiano le loro ombre, le loro sagome, in maschera o a volto nudo,
per raccontarci ancora la loro storia, la fortunosa vita e le passioni, i viaggi trionfali e faticosi di
un’epoca d’oro del Teatro, e per ricordarci che «i morti son quelli che fan parlare i vivi…»
Elena Bucci e Marco Sgrosso
Prezzi:
galleria 5€
platea 10€
Info:
Teatro delle Ali
Via Maria Santissima di Guadalupe, 7
25043 Breno (Bs)
0364 321431